Come abbinare i vini dei Castelli Romani?
IN BIANCO O IN ROSSO, PROSIT ALLA TRADIZIONE! CELEBRIAMO COSI’ IL TRIONFO DEL GUSTO CAPITALE
Come abbinare i vini dei Castelli Romani?
Vinea Domini coi suoi calici capaci di unire le più tipiche fragranze del vulcano laziale, ai più raffinati retrogusti dei grandi vini internazionali si sposa, o meglio, è sovrano incontrastato negli accoppiamenti con le delizie della cucina romana.
Il carnet di scelte è davvero ampio e variegato. Tanto da poter accompagnare senza timori tanto un pranzo nuziale quanto una gioiosa e spensierata serata tra amici a tavola per un’apericena dal gusto tradizionale.
E’ il bello dei vini de li Castelli. Capaci di essere principi o popolani, senza, però, mai tradire la radice antica e nobile che li lega al territorio di cui Vinea Domini porta intrise le origini più antiche sin nel nome scelto per una sfilata di bottiglie, di colori e gusti davvero d’eccezione.
Che le portate, dunque, abbiano inizio!
OUVERTURE DI FRITTI DORATI CON FRICCICORE E LUCCICORE
Che si tratti di pranzo a più portate post cerimonia, di un brunch o di un aperitivo al tramonto, quasi sicuramente, in tutti e tre i casi, si partirà con un tocco di fritto dorato, come dicevano le nonne di Roma e dei Castelli, conferendo alle fritture un tocco di raffinatezza in più. In questo senso la tavola laziale sa essere unica e davvero gustosa, proponendo i romanissimi supplì al telefono, ovvero delle polpette di riso condito in un leggero sugo al ragù di manzo impastato con un misto di mozzarella e parmigiano reggiano, quanto basta per dare l’effetto unico della pasta filante. I supplì al telefono vanno quindi panati con uovo e pan grattato per essere poi fritti con olio di semi d’arachide. Ad accompagnarli allo spasimo, giusto per cominciare in bellezza, il sapore che unisce il mezzogiorno d’Italia all’antica Persia ovvero dell’ottimo Syrah che tra le etichette di Vinea Domini troviamo nella meravigliosa versione rosata dell’IGT Lazio che prende il nome di Luccicore.
E’ chiaro a tutti che l’antipasto di fritti romano non è tale senza un filetto di baccalà o un fiore di zucca con un alicetta, il tutto fritto in pastella (impasto che si ottiene, lo ricordiamo, senza uova e con acqua frizzante!) ai quali ben si accompagna l’eleganza della malvasia IGT del Lazio che per Vinea Domini si chiama Friccicore.
BIANCO…DI GUSTO
Una tavola romana che si rispetti, tra i primi piatti, non può certo non prevedere la mitica cacio e pepe, notoriamente una delle ricette più difficili da realizzare anche se all’apparenza sembra fin troppo facile. Il segreto è proprio nel composto che viene come si deve solo rispettando determinate e non emendabili regole. Tra queste la più stringente è quella che prevede l’uso di pecorino romano a stagionatura media necessariamente da grattugiare all’istante. Da affiancare con il re dei Castelli di Vinea Domini: il Frascati Superiore DOCG.
A completare un eccezionale bis di primi della tradizione in bianco non può che esserci la signora gricia, progenitrice dell’amatriciana, chiaramente senza sugo che prevede l’utilizzo del miglior guanciale, già pepato oltre che, anch’essa, il pecorino romano sempre da grattugiare contestualmente alla mantecatura. Per brindare a tanta semplice e storica bontà, Vinea Domini propone la Roma DOC Malvasia Puntinata.
PIATTO RICCO MI CI FICCO…IN ROSSO
A comporre un tris di primi particolarmente voluttuoso potrebbe dunque concorrere da ultimo un bel piatto di pasta e fagioli, pietanza principalmente invernale che tuttavia è tra le figlie più legittime e più popolari nelle culture contadine del centro e nel sud del nostro Paese. Aglio, brodo vegetale, cannellini, carote, cipolla, fagioli, pancetta, pasta tipo maltagliati, pomodori pelati, prosciutto e sedano sono gli ingredienti di un piatto essenziale quanto appetitoso e potenzialmente davvero anche unico al quale si brinda con un importante rosso: il Petit Verdot IGT Lazio, capace di amalgamarsi e alla pastosità del legume in zuppa.
Passando a una rassegna dei secondi piatti della tradizione romana a base di carne rossa è facile immaginare che il calice resterà in tono. Così in un crescendo rossiniano: alla coda alla vaccinara potremo associare un buon Roma DOC Rosso, per approdare da ultimo al mitico abbacchio alla scottadito che trionfa assieme al re dei vini rossi del Lazio: il Cesanese del Piglio DOCG.
VARIAZIONI IN…BIANCO
Ad alleggerire la cromatura del pasto, senza perdere in nulla in termini di tradizione, potremmo contribuire proponendo un tipicissimo saltimbocca alla romana di vitello, da pasteggiare con un buon bianco fruttato come il Viognier IGT Lazio.
Variando ulteriormente e spostandoci dalla terra al mare, potremmo quindi proporre dei calamari alla romana ovvero conditi con carciofi, aglio, olio e peperoncino accompagnato da uno dei bicchieri di bianco più famosi e godibili: il Sauvignon IGT Lazio con le sue caratteristiche olfattive che vanno dal fruttato all’agrumato, perfetto nell’accostamento con crostacei e frutti di mare.
POVERI MA… BUONI
Andando a concludere le portate di questo luculliano, ideale pranzo alla scoperta delle più gustose tradizioni e i potenziali accoppiamenti enogastronomici del Lazio, proponiamo due piatti semplici che qualcuno potrebbe definire anche poveri ma che in realtà sono quelli che, come si dice, svoltano le serate: la frittata di zucchine alla romana, piatto che può essere utilizzato tanto come antipasto quanto come secondo piatto unico assieme a un contorno meravigliosamente fiorito la vignarola. A base di carciofi, fave fresche, piselli freschi, lattuga romana, cipollotto, pancetta, olio extravergine d’oliva, brodo vegetale, menta fresca, sale, pepe.
Due pietanze che uniscono il meglio del bianco e il meglio del rosso e si sposano, rispettivamente, con lo Chardonnay IGT Lazio e con un convintissimo Syrah IGT Lazio a incoronare il pasticcio di verdure con una forse imprevista ma meritatissima corona da imperatore in quello che, basta anche solo leggerne il menù, per definirlo un vero pranzo capitale.