PASSIONE ROSE’
IL RE…PER UNA NOTTE
Non è “meticcio” ma figlio naturale di vini rossi pregiati come il Syrah. Il segreto nasce dal tralcio alla lavorazione. Di tendenza, amato dai giovani, fashion, godibile e adattabile a tutte le tavole ma…non d’annata
Delicato e intenso. Tutto sommato raro ma sempre più di moda. Fashion, grazie alle tonalità di rosa che da più di qualche anno fanno rima con eleganza e ricercatezza. Il vino non fa eccezione e le varie tonalità di rosato sono sempre più ricercate, richieste e quindi presenti sulle tavole italiane.
COMPLICE DEI PIU RAFFINATI APERITIVI
Pressoché immancabile negli aperitivi. Sulla bocca di tutti, anche di coloro i quali non sono cultori di calici rinomati, importanti, invecchiati. Il rosato è o meglio deve essere gustato giovane. Forte della sua fama che lo vuole come il nettare “di un solo giorno” o addirittura “di una sola notte”. Si parla di lavorazione, per macerazione o salasso, ma ai narratori di storie di vini piace presentarlo anche come l’amante fugace che fugge senza offrire troppe spiegazioni, lasciando il sogno di una notte di mezza estate sulle labbra.
IL ROSE’ INTENSO DI VINEA DOMINI
Così, tra Shakespeare e i Castelli Romani, approdiamo ben presto in cantina, attirati dal rosa intenso del Luccicore, bottiglia di Igt del Lazio che Vinea Domini trasforma in magia rosata partendo dal prezioso Syrah, varietà particolarmente idonea per la produzione di vini rosati, in primo luogo per la tipologia di colore che si ottiene, in secondo luogo per l’ampio spettro aromatico che questa varietà possiede. Particolarmente curate le pratiche attraverso le quali si giunge al risultato sperato: il migliore, più convincente e più carezzevole e ammaliante dei rosati.
UNA “ECCEZIONE” CHE NASCE GIA’ DAL TRALCIO
L’ispirazione nasce quando i grappoli bruni ancora giacciono penduli sul tralcio dove rimangono, per tutto il periodo della maturazione, protetti dal sole grazie alle foglie circostanti, così da rallentare la maturazione fenolica. Una volta vendemmiate, le uve vengono immediatamente pressate, avendo cura di selezionare esclusivamente la prima spremitura. Ad essere decisivo nella resa del colore ricercato è il tempo di contatto con le bucce che deve essere limitatissimo, entro le due ore.
Altra complice decisiva è la temperatura che, all’atto della prima lavorazione del nettare, deve rimanere molto bassa così da evitare la fermentazione, riuscendo in tal modo a mantenere inalterati i profumi tipici provenienti da quel tipo di uva, dando agio di risplendere all’olfatto a tutte le note più tipiche del rosato figlio del Syrah. Sensazioni olfattive che vanno dalla rosa al limone, dalla violetta al melograno, fino alle fragoline di bosco che rappresentano poi il tema preponderante anche nel retrogusto di molti rosati.
Terminata, dunque, la prima fase di macerazione, si deve procedere con la classica vinificazione in bianco. Come detto non è una soltanto la tipologia di vini rosati disponibile sul mercato, tanto in Italia, quanto in ambito internazionale.
UN PRODOTTO TUTELATO DALLA LEGGE
A restare sempre acceso tra esperti e amatori è il dibattito sulla qualità e sulla reale intensità di questi vini che possono sembrare (e da molti erroneamente negli anni sono stati considerati) dei veri e propri ibridi che invece, nella realtà, non sono né possono esserlo anche per dei divieti di legge che sono in realtà una benedizione a salvaguardia della qualità e del gusto degli stessi rosati.
Se, infatti, è vero, come detto di primo acchito, che il rosato è un vino divenuto di tendenza, apprezzato da bocche giovani e in molti casi non avvezze a calici di qualità, è altresì vero che il “mischione” tra uve bianche e uve rosse è consentito solo per alcuni spumanti, altrimenti per i vini da tavola è vietato quasi in tutta Europa.
Come dicevamo un divieto benedetto che salvaguarda l’eventuale malavvezzo produttore da rese davvero pessime e figure meschine con vini che, più che rosé, diventerebbero al massimo “aranciati”, con una vinosità, oltre che la tannicità, fornita dal vino rosso pronte ad essere disgraziate complici della nascita di nettari poco fini e tutt’altro che eleganti, caratteristica che invece è proprio tra le più ricercate nei vini rosati, ottimi sodali di aperitivi di classe, antipasti-vetrina per i migliori taglieri di salumeria italiana e addirittura a piatti a base di pesce.
VARIE TIPOLOGIE DI ROSATO
Va detto che le tipologie di rosato, così come le colorazioni presenti sul mercato sono diverse e sono state anche classificate. Tutto, ovviamente, dipende dalle tipologie di uve che si andranno a selezionare in base al risultato finale che si intenderà ottenere. Così sarà abbastanza frequente trovarsi di fronte a vini rosati definiti vin gris e diffusi in particolar modo Oltralpe.
Questi vini avranno la caratteristica colorazione rosa pallido. Un colore che deriva dall’utilizzo di uve a scarsa capacità cromatica ma soprattutto, nella lavorazione, dalla macerazione ridotta praticamente a zero con il colore chiaro finale che deriverà dalla sola pigiatura.
Altra categoria di rosati, particolarmente apprezzati per la dolcezza e la naturale frizzantezza, sono i cosiddetti blush wines, prodotti principalmente oltreoceano, negli Stati Uniti, e risultato di una vinificazione totalmente in bianco nonostante l’utilizzo di uve a bacca rossa.
ENIGMA PROSECCO ROSE’
Qualcuno, non senza polemiche tra gli esperti, anche in Italia, provando a cavalcare l’onda della tendenza, sta provando addirittura a produrre una singolare tipologia di prosecco rosé. Esperimenti singolari a parte, è chiaro che la scelta di un vino rosato deriva dalla volontà di dimostrare all’ospite versatilità e adattabilità.
Caratteristiche che, tutto sommato, ritroviamo nella maggior parte dei rosé che si differenziano dai bianchi per la minore acidità e dai rossi per la generale minore persistenza.
Si tratta di una carezza avvolgente ma capace, a seconda del vino che si andrà a scegliere, di accompagnare ampie varietà di pasti. Non ultime ricette regionali generalmente affiancate a vini, in particolar modo rossi, fortemente caratterizzati.
UN LUCCICORE ADATTO ANCHE A TAVOLE PIU’ ESOTICHE
Il Luccicore di Vinea Domini, in particolare, col suo colore rosa tenue, il sapore asciutto, moderatamente acido e estremamente elegante lo possiamo trovare in ottima compagnia anche con piatti, primi o secondi, di pesce e con formaggi da sapori particolari, erborinati o piccanti. Tanto da far immaginare ai più avventurosi, perché no, una cena etnica, a base di cibi indiani o thailandesi, sposati in uno splendido mix di sapori internazionali con il Luccicore laziale sì ma capace ancora di svelare il suo lontano ma vivo sapore d’origine mediorientale.
Che rosé sia, dunque.
Brindiamo alla salute, alla bellezza, al gusto e, perché no, alla moda di un vino non tradizionale ma col quale esaltarsi ed esaltare palati e morali.