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MALVASIA PUNTINATA, ECCO L’UVA REGINA DEL LAZIO

Chiamatela, se volete, Malvasia puntinata. Non si offenderà, anzi, ne farà un vezzo.

I palati abituati ai sapori antichi sapranno di cosa stiamo parlando: dell’uva regina dei Castelli Romani.

UN CALICE PREZIOSO E…POP

Buona e rara, quindi preziosa, la Malvasia Puntinata o del Lazio è diventata nel tempo cifra, espressione e identità dell’area attorno a Roma Capitale.

I vini che ne derivano sono nettari pregiati e tipici, impreziositi dai marchi di qualità conquistati negli anni dalle bottiglie dei Castelli Romani, principalmente proprio a base di Malvasia del Lazio.

UN GRAPPOLO…RICONOSCIBILE

Il colore vivo dei vini, il carattere vivace, il profumo avvolgente e il sapore intenso, i variegati retrogusti di frutta tropicale e fiori, uniti al sapore fresco ma alla distanza sapido e persistente, sono gli elementi che nel tempo hanno contribuito a rendere il prodotto riconoscibile e associabile per lo più alla zona dei vigneti dell’area a sud della Capitale dove la Malvasia puntinata –  chiamata così perché caratterizzata da un singolare puntino nero all’altezza dell’ombelico dell’acino – riesce a resistere e proliferare, facendo l’amore con il sole dei Colli Albani, fino ad arrivare a sposare le colazioni più eccellenti e particolari, con aperitivi a base di crostacei ma anche la più semplice e veloce tra le cene, quella a base di carni bianche che possono divenire più golose se accompagnate da un buon bicchiere di Frascati, Marino doc.

La Malvasia del Lazio o puntinata che dir si voglia – si sarà capito già da questo accenno – è dunque parte integrante della storia e dell’identità di un territorio, i Castelli Romani, che sorge, vive, coltiva e vinifica sui terreni del cosiddetto “vulcano laziale”.

Qui, tra le colline dove Gotto d’Oro, la cantina ideatrice della ricercatissima linea Vinea Domini, si è stabilità e ha fatto le sue fortune già dal secolo scorso, la Malvasia puntinata è riuscita a regnare fino a divenirne di fatto un simbolo identitario, grazie ai preziosissimi marchi doc ricevuti dalle uve di Frascati e di Marino in particolare.

UNA STORIA INIZIATA NELL’ANTICA GRECIA

La storia della malvasia è antica. Il vitigno compare molto probabilmente nell’antica Grecia, a Creta, dove veniva prodotto uno dei vini dolci molto apprezzati all’epoca in quell’area.

Il nome stesso, infatti, Malvasia deriva da un termine greco e significa “luogo con una sola entrata”.

Quello che, dunque, è certamente chiaro è che la Malvasia è un vitigno dalla storia particolarmente complessa che ha visto la sua fama crescere nel tempo e passare di calice in calice e, una volta degustato, di bocca in bocca, tanto da diventare uno dei vini (e prima ancora delle uve) più ricercate e di conseguenza coltivate in Europa.

Fu così che la produzione di Malvasia prese piede in tante isole greche, quindi in Dalmazia, nel Sud della Francia, in Spagna, in Portogallo, e, cosa che a noi interessa di più, praticamente in tutte le regioni italiane.

Una diffusione massiccia ma anche variegata e, nei secoli scorsi ovviamente non codificata con marchi e caratteristiche specifiche, che ha generato oltre alla popolarità della Malvasia anche una certa confusione e, di conseguenza – altra faccia della medaglia da sempre di tutti i prodotti pop – una perdita via via inevitabile di valore. Soprattutto quando, col passare dei decenni, lo studio dell’enologia si è andato sempre più approfondendo.

UN TRAGUARDO DI QUALITA’

Questo quadro spiega perché si sia potuta creare l’odierna confusione in Italia, principale paese produttore d’uve Malvasia, dove sotto lo stesso ombrello semantico possano stare un’uva dal sapore neutro come la Malvasia Lunga o Malvasia del Chianti, un’uva che dà un vino dagli aromi piuttosto erbacei come la Malvasia Istriana, un’uva appena lievemente aromatica come la Malvasia del Lazio o Puntinata, un’uva dalle sicure origini greche sì ma risalenti ai coloni di più di 500 anni avanti Cristo come la Malvasia di Lipari, uve rosse aromatiche come la Malvasia di Casorzo e la Malvasia di Schierano, uve rosse dal sapore semplice come le Malvasie di Lecce, di Brindisi e della Basilicata, e soprattutto un’uva come la Malvasia di Candia (sinonimo di Creta) Aromatica, dall’aromaticità esplosiva, imparentabile, come intensità e fragranza, solo a quella del Moscato. Un insieme di vitigni diversi tra loro, che hanno in comune solo il nome e la probabile origine geografica. Ai nostri giorni, in Italia, esistono ben 16 vitigni Malvasie annotati nel Registro Nazionale delle varietà di vite mentre in Europa si ritiene esistano 46 tipi di Malvasie diverse.

Il prodotto bandiera del territorio dei Castelli Romani, insomma – avrete capito – occupava una parte davvero residuale (circa 1/50 dell’intera produzione della grande famiglia delle malvasie italiche).

Tutto ciò, considerando anche la tendenza a contrarre malattie di questa specifica uva, ha portato inizialmente, fino alla metà del secolo scorso, i viticoltori a rinunciare alla coltivazione nonostante l’ottima qualità legata però alla scarsa quantità del vino prodotto, dovuta proprio alla fragilità del vitigno laziale.

Salvo poi, fortunatamente, assistere alla riscoperta, avvenuta, come detto, in un’epoca abbastanza recente, grazie all’assegnazione dei marchi doc ai vini del Lazio, tra i quali la Malvasia Puntinata recita la parte del leone.

La Malvasia del Lazio, un tempo molto diffusa per la finezza dei suoi prodotti, è oggi, dunque, uno dei vitigni più caratteristici e tradizionali della viticoltura regionale.

Il Lazio, infatti, possiede caratteristiche del terreno e del clima particolarmente vantaggiose per la coltivazione della vite, soprattutto nella zona dei Castelli Romani, caratterizzata da colline che ottimizzano l’esposizione dei grappoli al sole e da un terreno di origine vulcanica. La coltivazione di questo vitigno si estende su tutto il territorio. Le elevate caratteristiche qualitative con cui riesce ad esprimersi la Malvasia del Lazio nella nostra regione sono ben note a tutti, e facilmente desumibili dal fatto che rientra, nell’uvaggio, di quasi tutte le D.O.C. più importanti del Lazio: Frascati, Marino, Roma Doc, Velletri, Castelli Romani, Colli Lanuvini e Colli Albani.

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